24 February 2025

Mapo Travel acquisisce l’hotel Santa Lucia di Santa Cesarea Terme. Al via i Mapo Days per le adv

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Salgono a tre le strutture ricettive a marchio Mapo. L’operatore con sede a Bari ha infatti acquisito il Santa Lucia di Santa Cesarea Terme, in provincia di Lecce, che si aggiunge ai Mapo Village e Resort Plaia di Ostuni e Villa Hermosa di Porto Cesareo.

“Nei nostri progetti la Puglia, nostra best seller, ha sempre un ruolo particolare – spiega Barbara Marangi, general manager di Mapo Travel -. Con il 3 stelle Mapo Hotel Santa Lucia vogliamo offrire ai nostri clienti un’oasi di relax a due passi dal mare; un luogo che con la sua posizione privilegiata è naturalmente il punto di partenza ideale per esplorare le bellezze del Salento. La struttura include 38 camere in tre diverse tipologie, una piscina per accogliere adulti e bambini e le tradizionali Mapo Experience per vivere a pieno il territorio tra cooking class, wine & beer class ed escursioni”.

In concomitanza con l’annuncio della new entry alberghiera, il to lancia anche la nuova promozione Mapo Days dedicata alle agenzie di viaggio, unico canale di vendita dell’operatore pugliese: fino al 30 maggio viene riconosciuta alle adv una super commissione del 16% su prenotazioni online per le destinazioni mare Italia, una serie di strutture tra Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia. Tra queste anche il Mandrelle Beach Resort, nuovo Mapo Special, ad Amantea, sulla costa tirrenica calabrese.

I viaggiatori hanno voglia di trascorrere le vacanze estive al mare e le richieste arrivate finora per i nostri prodotti lo dimostrano. Adesso – conclude Barbara Marangi – vogliamo continuare su questa strada e valorizzare ancora di più il lavoro delle nostre agenzie partner. Stiamo puntando su strutture a misura d’uomo, con l’obiettivo di garantire maggiore qualità e, come sempre nei pacchetti targati Mapo, personalizzazione e sartorialità del prodotto”.

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Tale segnalazione faceva in particolare riferimento alla legge che regolamenta il settore termale (l. 323/2000) e che riserva l’uso della parola “terme” (e suoi derivati) alle sole strutture che utilizzano l’acqua termale ai sensi di una concessione mineraria.\r\n\r\nIl Tar del Lazio ha però ora rivelato come sia evidente che l’inserire, nella denominazione di strutture prive di acqua termale, “la parola 'terme’, risulta già di per sé idoneo a ingenerare nel consumatore il convincimento che il centro in questione sia di natura termale e utilizzi acque termali in senso proprio” e come “l’espediente di congiungere la parola “terme” alla denominazione del luogo sia volto esclusivamente ad aggirare le disposizioni normative sopra citate, consentendo comunque di ricollegare, nell’immagine che si intende richiamare, le terme alla struttura di volta in volta menzionata”. Per effetto della pronuncia, immediatamente esecutiva, l’Autorità dovrà dunque riaprire il caso, attenendosi ai principi enunciati dal Tar. Un passo importante nella lotta contro le “finte terme”, per la tutela dei consumatori e del settore.\r\n\r\n“Noi siamo da sempre impegnati nel riportare all’attenzione degli stakeholder e della classe medica l’importanza del riconoscimento terapeutico delle acque termali, grazie alle quali vengono erogate cure scientificamente fondate e basate su una risorsa naturale e in tal senso di grande attualità - commenta il presidente di Terme Sirmione, Giacomo Gnutti -. In questo contesto, sia nella connotazione medicale sia in quella del benessere, riteniamo siano fondamentali il rigore nella gestione delle acque termali, preservandone le caratteristiche e la trasparenza nella comunicazione verso gli utilizzatori finali, affinché possano scegliere le loro destinazioni in modo consapevole e informati del fatto che un’acqua termale e un’acqua riscaldata sono completamente diverse”.","post_title":"Terme: il Tar del Lazio riapre la questione delle denominazioni ingannevoli","post_date":"2025-02-19T13:07:37+00:00","category":["alberghi"],"category_name":["Alberghi"],"post_tag":[]},"sort":[1739970457000]}]}}

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