9 ottobre 2019 06:00
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L’Ente Nazionale Croato per il Turismo sarà presente al TTG Travel Experience insieme a Jadrolinija, Ente turistico della città di Zagabria, gli Enti Turistici della Regione del Quarnaro e della Slavonia, Associazione dei piccoli hotel, i touroperator Incoming Europe Adriatic e Adriana Travel, le aziende alberghiere Jadran Crikvenica e Arena Hospitality Group.
FLUSSI TURISTICI IN CRESCITA
L’Italia rappresenta uno dei mercati più importanti per il turismo croato, da gennaio a fine agosto in Croazia abbiamo registrato 16,5 milioni di arrivi, il 5% in più rispetto allo scorso anno e 90,1 milioni di pernottamenti (+2%). In agosto i visitatori sono stati 5 milioni (+8%) e 33,1 milioni di pernottamenti (+3%).
Per quanto riguarda i turisti italiani, agosto ha totalizzato 530.000 arrivi e 2,8 milioni di pernottamenti. Nei primi 8 mesi, in totale dall’Italia abbiamo registrato 1.047.112 arrivi e 4.933.212 pernottamenti. Tutti i dati riferiti all’incoming dall’Italia sono cresciuti del 3% rispetto al 2018. conclusa, si stanno registrando ancora arrivi.
Le mete preferite per quanto riguarda i pernottamenti sono state Dubrovnik, Rovinj, Porec, Medulin, Mali Losinj, Novalja, Split. Grande interesse ha riscontrato anche la parte continentale in particolare la capitale Zagabria con i suoi dintorni e la regione della Slavonia.
Il prossim sarà un anno importante in quanto Rijeka sarà Capitale Europea della cultura.
I PROSSIMI EVENTI
L’ente del turismo sarà presente a Venezia all’NH Laguna Palace per Venezia Aeroporto workshop, mentre dal dal 1° al 3 novembre a Lugano per il Salone Internazionale Svizzero delle vacanze mentre il 14 novembre 2019 Il 14.11.2019: Roma – Rome Life Hotel per un workshop con i rappresentanti del turismo croato aperto a tutti i professionisti del settore.
Partecipa al workshop Croazia clicca qui
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«La seconda posizione per turismo di reputazione giunge con un balzo in avanti di cinque posti rispetto allo scorso anno - ha dichiarato in occasione dell'ultima Bit l'assessore al turismo Elvira Amata -. È il risultato di misure ed azioni che hanno fatto centro. Una crescita avvenuta grazie a scelte precise come il turismo lento ed esperienziale, oggi tra le forme preferite dai viaggiatori. Sono state 16462 mila le presenze nel 2023, di cui una grossa percentuale stranieri, il 28% in più rispetto al 2022. È il frutto di grande impegno, buona comunicazione ma soprattutto la volontà dei territori e dei comuni di fare sistema, abbattendo ogni campanilismo ed offrendo così un prodotto turistico più completo. Ulteriore obiettivo da mettere meglio a segno sarà la destagionalizzazione. Quest’anno per la prima volta abbiamo iniziato a registrare movimenti di flussi turistici anche in bassa stagione».
Anche il presidente della Regione Renato Schifani ha descritto un settore turistico in buona salute confermando la volontà di un forte impegno da parte del governo regionale: «La Sicilia vive di due grandi componenti legate alla crescita del Pil, l’agricoltura e il turismo, un settore portante della nostra economia regionale su cui stiamo puntando molto. È una leva che se ben azionata può creare ricchezza, lavoro e occupazione grazie a clima, patrimonio culturale e naturale invidiabili della nostra regione».
Le presenze turistiche cresciute del 10% nel 2023 superano le aspettative rispetto al 2022. L’alberghiero cresce del 9,8% e l’extralberghiero del 13%. Ottima performance anche dai movimenti aeroportuali: Palermo è a 8 milioni di passeggeri con un aumento del 13% rispetto all’anno precedente; Catania con oltre 10 milioni registra un aumento del 6%; Trapani tornata al pareggio di bilancio è a 1 milione e 300 mila passeggeri con un aumento del 50%.
Nota a margine: continua ad aleggiare la questione di insufficienza di trasporti e infrastrutture, viarie e ferroviarie in primis, fabbisogno di un settore che potremmo definire motore immobile o primo motore, secondo il concetto aristotelico, causa prima del divenire dello sviluppo turistico, che accomuna le regioni meridionali, ma mai risolta e sempre ignorata dai governi.
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In dieci anni, sono scomparsi 2.790 hotel a 1 e 2 stelle, sempre più schiacciati dalle aggressive politiche tariffarie delle strutture di categoria superiore e al tempo stesso sopraffatti dall’aumento delle proposte di appartamenti in affitto. Sulle principali piattaforme di locazioni turistiche brevi si contano infatti ormai circa 500 mila proposte. Un boom che sta avendo un grave impatto sul mondo dell’accoglienza alberghiera in Italia. In particolare, su alberghi e pensioni a gestione familiare, che un tempo rappresentavano un punto di forza del sistema ricettivo nazionale, ma che ora faticano a restare sul mercato. È quanto emerge da un’analisi sul sistema ricettivo italiano condotto da Cst per Assohotel, l’associazione che riunisce le imprese della ricettività turistica alberghiera Confesercenti.
I piccoli alberghi non riescono più a competere non solo con le strutture medio/grandi, che hanno una maggiore capacità finanziaria ed economica, ma anche con il fenomeno degli appartamenti, che hanno costi di gestione del tutto marginali rispetto a quelli delle imprese ricettive e sono privi di obblighi sul livello minimo dei servizi. Le difficoltà gestionali dei piccoli hotel derivano anche dalla necessità di assicurare lo standard delle dotazioni e dei servizi quotidiani previsti dalle rispettive normative regionali, oltre che dalla necessità di presidiare le principali piattaforme online le quali, come è noto, chiedono commissioni elevate. Insomma, un sistema fin troppo competitivo e difficile da governare per un numero sempre maggiore di piccole imprese.
Nel 2011 in Italia c’erano 10.266 hotel a 1 e 2 stelle che offrivano il 13,3% dei posti letto del settore alberghiero. Oggi ne restano 7.476 e garantiscono il 9,6% dei posti letto del comparto. Il loro ridimensionamento non è legato alle difficoltà del periodo pandemico, visto che dal 2011 il calo medio annuo è stato del 3%. Dieci anni fa gli hotel a 1 stella in Italia erano 3.612 e nel 2022 sono scesi a 2.385. Stesso trend per i 2 stelle che nel 2011 contavano 6.654 imprese e nel 2022 si sono ridotti a 5.091. In termini percentuali il calo dei primi è stato del 34% e la diminuzione dei secondi si ferma al 23,5%. Una situazione particolare, dalla quale non sfuggono nemmeno i 3 stelle che in dieci anni hanno registrato una diminuzione del -2,5%.
Nel 2022 il maggior numero di hotel a 1 e 2 stelle era concentrato nelle regioni del Nord Est (43,7%), mentre nelle regioni del Sud e isole erano distribuite solo il 13,5% del totale. Proprio in queste aree negli ultimi dieci anni si è registrata la diminuzione percentuale più elevata, a differenza delle regioni del Centro dove la diminuzione si è fermata al -20%.
“La deregulation di fatto in cui si è sviluppato il mercato degli affitti brevi in Italia sta portando a gravi squilibri nel comparto ricettivo - commenta Vittorio Messina, presidente di Assohotel Confesercenti -. Stiamo favorendo le non-imprese a tutto svantaggio delle attività imprenditoriali, che sono sottoposte a un prelievo fiscale più oneroso e sostengono costi maggiori per essere in regola con la normativa, per esempio per le questioni di sicurezza. Condividiamo dunque pienamente l’obiettivo principale della proposta di legge sulle locazioni brevi del Governo, ossia quello di regolamentare il fenomeno, auspicando che vada effettivamente nella direzione di eliminare ogni incertezza normativa e ogni forma di concorrenza sleale”.
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