15 March 2025

Il governo studia un bonus fiscale per chi fa le vacanze in Italia. Ma agenzie e to?

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Una detrazione fiscale pari a un massimo di 325 euro per chi deciderà di effettuare un soggiorno di almeno tre notti in Italia nel corso del 2020. E’ la misura allo studio del governo, al fine di supportare il turismo in questa fase difficilissima. L’intervento, si legge sul Sole 24 Ore, dovrebbe costare alle casse dello Stato una cifra complessiva compresa tra gli 1,2 e gli 1,5 miliardi di euro. Il beneficio sarebbe progressivo: 100 euro per chi non ha componenti a carico, a cui si aggiungerebbero ulteriori 100 euro per il primo componente, 75 per il secondo e altri 50 per il terzo.

L’esecutivo pensa di riservare la misura a lavoratori dipendenti e professionisti con un reddito totale annuo compreso tra i 7.500 e i 26 mila euro. La detrazione dovrebbe essere applicata dal sostituto d’imposta già nel mese successivo alla presentazione della richiesta. I dubbi principali, al di là delle coperture, riguardano i tempi di approvazione del provvedimento. Per molti, infatti, inserire la detrazione già nel cosiddetto decreto Aprile è troppo prematuro, con il lockdown ancora in corso e nessuna certezza su modalità e condizioni con cui si potrà eventualmente andare in vacanza questa estate. Ciononostante le associazioni di categoria premono per avere segnali immediati: le strutture ricettive della Penisola, secondo le stime di Confturismo, avrebbero infatti già perso poco meno di 7,5 miliardi di euro nel solo periodo compreso tra giugno e settembre.

Ben venga quindi un sostegno concreto, in grado di permettere a qualche famiglia in più di mettersi in moto questa estate. Peccato che, come troppe volte accade, ci si dimentichi dell’altra faccia della medaglia del turismo italiano: quella composta dagli operatori che muovono milioni di connazionali verso le mete estere. Agenzie e tour operator figli di un dio minore che le istituzioni si ostinano a non considerare anche in quelle poche volte in cui provano a occuparsi dell’industria dei  viaggi… Chiaro che mai come in questo momento la coperta sia corta. Che trovare risorse per fronteggiare una crisi di questa portata si un esercizio difficilissimo. Che paia infine complicato parlare  di outgoing, in una fase in cui anche spostarsi tra un comune e l’altro è impresa ardua e severamente regolamentata… Però, come giustamente sottolineano le associazioni di categoria, è anche una questione di segnali: di messaggi in grado di rincuorare e permettere di continuare a credere nella propria attività. E da questo punto di vista, mi si permetta un’immagine fin troppo abusata, il silenzio è davvero assordante.

 

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