8 November 2024

Caputi, Terme Italia: nel comparto delle acque servono aggregazione e nuove politiche hr

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Frammentazione e carenza di risorse umane. Sono le grandi questioni aperte del settore termale italiano secondo Massimo Caputi, presidente di Terme Italia: la holding che oggi gestisce sei strutture del comparto, tra cui Terme di Saturnia, Terme di Chianciano e Terme di Salice, con altre due arrivo in pipeline a breve e il progetto di giungere a quota 15 entro il 2025. “Il nostro segmento sta vivendo un momento di grande ripresa – ha spiegato lo stesso Caputi in occasione del forum Pambianco sull’ospitalità a Milano -. Sull’onda della ripartenza post-Covid, le persone sono sempre più attente ai temi della salute e cominciano a mostrare competenze crescenti in materia di acque, ricercando quella migliore a ogni singolo caso “.

A fronte di una richiesta più esigente, il sistema termale italiano si dimostra però ancora indietro rispetto ai modelli europei più avanzati: “In Francia ci sono quattro grandi complessi che controllano l’80% dell’offerta dedicata – ha proseguito Caputi -. Immagino e mi auguro quindi che anche alle nostre latitudini si intraprenderà presto tale percorso di aggregazione. Il modello da seguire è quello del format benessere-leisure, dedicato soprattutto alla prevenzione. Solo così si può infatti attirare un pubblico che oggi si sta facendo sempre più giovane, tanto che l’età media di chi frequenta le terme in Italia è passata in tempi recenti da 55 a 40 anni“.

Da non sottovalutare è anche il crescente interesse degli investitori internazionali verso le acque italiane: “Da noi si sono mossi soprattutto i russi, che hanno acquisito una quindicina di strutture nella Penisola. Il fenomeno si è ovviamente fermato con lo scoppio della guerra in Ucraina – ha rivelato Caputi -. Si tratta però di un segnale piuttosto forte. Tanto più che, lato domanda, gli ospiti russi sono generalmente dotati di budget di spesa piuttosto elevati. Basti pensare che da noi alle Terme di Saturnia rappresentavano tradizionalmente circa il 25% della clientela ma pesavano per il 50% dei ricavi”.

A frenare lo sviluppo del prodotto termale in Italia è poi anche il fattore risorse umane: “Il cuneo fiscale eccessivo danneggia l’intero sistema – ha chiosato Caputi -. Soprattutto perché a questo riguardo la differenza con altri Paesi competitor come la Spagna è davvero enorme. E poi manca una scuola di formazione adeguata a livello nazionale. Certo, pure il reddito di cittadinanza non ha aiutato. Ma non si può addossargli tutte le colpe. I suoi effetti si sono fatti sentire soprattutto sui profili di livello più basso, mentre oggi manca personale per qualsiasi ruolo. Noi per esempio stiamo cercando sei spa manager e non ne troviamo nessuna!“.

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