5 November 2024

Pambianco: il 2022 degli investimenti alberghieri frenato dall’inflazione. Ultimo trimestre piatto

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Tutta colpa della crescita dell’inflazione, e del conseguente incremento dei tassi d’interesse della Bce verso la fine del 2022. Due fattori che hanno generato un atteggiamento attendista da parte degli investitori, intenti a monitorare l’impatto della crescita del costo del capitale sul pricing degli immobili prima di avviare nuove operazioni. Il settore degli investimenti alberghieri non è riuscito a proseguire lungo il percorso di crescita intrapreso due anni fa, nonostante il boom dei turisti con oltre 400 milioni di presenze  certificate lo scorso anno da Assoturismo-Cst (+38% rispetto al 2021).

Dopo una partenza entusiasmante, che ha portato a chiudere i primi sei mesi con 755 milioni di euro di transazioni (+40% rispetto alla prima metà del 2021), rivela un’analisi dell’Osservatorio Pambianco, gli strascichi di questa euforia si sono protratti fino agli inizi dell’autunno, quando è calato il gelo sul comparto. Non solo su quello alberghiero ma sull’intero settore del real estate italiano, con gli investitori che hanno tirato i remi in barca, chiudendo il quarto trimestre con meno della metà delle transazioni rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Risultato, le grandi aspettative sulla ripresa degli investimenti alberghieri si sono dovute ridimensionare in corsa, portando il totale delle transazioni 2022 a ridosso degli 1,4 miliardi di euro: in calo del 20% circa rispetto ai valori registrati a fine 2021.

Il mercato risulta liquido nelle principali città come Milano, Roma, Firenze e Venezia, dove i trophy asset sono tra i più ricercati a fronte di un’offerta molto limitata. Per il 2023 si prevede un doppio binario: da un lato, la maggioranza dei capitali europei si indirizzerà su immobili core, mentre alcuni investitori asiatici si sono detti pronti a incrementare le proprie posizioni sul mercato italiano puntando su asset opportunistici da rilevare a sconto, nell’ottica di riqualificarli e di riposizionarli in attesa del rimbalzo della congiuntura.

Le principali operazioni che hanno tenuto banco nel 2022 hanno visto il 43% degli investimenti registrati indirizzato verso quattro single asset deal, tra prime resort e operazioni in location centrali di grandi città. Per il 2023, permangono alcuni elementi strutturali che continueranno a interessare il mercato: l’attenzione sempre più marcata verso tutti gli aspetti di sostenibilità degli edifici, i cambiamenti indotti dalla crescente importanza dell’economia digitale e la ricerca di una sempre maggiore qualità degli ambienti in cui vivere. Il nuovo ciclo immobiliare sarà quindi contraddistinto da tre fattori principali: rigenerazione urbana, ibridazione degli spazi e sostenibilità. 

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