22 December 2024

Ruby Hotels sbarca a Roma: i dettagli dell’operazione al 196+ forum

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Roma sta vivendo un vero e proprio rinascimento alberghiero. Sono innumerevoli infatti le aperture di prestigio previste a breve nella capitale. “Gli sviluppi riguardano però principalmente il segmento più alto del mercato. C’è spazio perciò per un prodotto di lusso accessibile come il nostro che, secondo la classificazione internazionale del prodotto alberghiero, si potrebbe posizionare a metà tra i cluster midscale e upscale”, ha spiegato in occasione dell’ultimo 196+ forum organizzato a Milano da Pkf hotelexperts, la group senior manager development di Ruby Hotels, Catherine Hilt.

La compagnia tedesca con base a Monaco di Baviera ha infatti annunciato da poco l’approdo nella Città eterna, con l’apertura nel 2025 di una nuova struttura ricavata dalla conversione di un ex ufficio della polizia situato nei pressi della Scalinata di Trinità dei Monti. L’albergo, il secondo del gruppo dopo l’indirizzo fiorentino in arrivo il prossimo anno, sarà dotato di circa 160 camere, con bar e terrazzo sul rooftop.

“Abbiamo selezionato l’edificio circa un anno e mezzo fa, ma l’annuncio ufficiale risale appena a un mesetto orsono” ha raccontato Torsten Kuttig. Il director hotel development di Ece Work & Live, lo sviluppatore del progetto, ha quindi svelato alcuni interessanti dietro le quinte dell’operazione. Come è risaputo, infatti, negli ultimi tempi lo scenario è cambiato: soprattutto, negli ultimi 18 mesi sono saliti i costi di finanziamento e di costruzione: “Gli investitori si sono fatti più cauti e noi abbiamo dovuto adottare un approccio più conservativo. Se fino a un paio di anni fa le discussioni vertevano soprattutto sulle questioni di design, ora il focus si è naturalmente spostato sui costi. C’è grande attenzione anche sui minimi dettagli. Nel caso del Ruby Roma, per esempio, un punto critico è stata la questione della piscina sul tetto. Confermo che alla fine ci sarà, ma sarà un po’ più piccola rispetto al piano originario”. Un altro aspetto delicato è stato poi quello del numero delle camere. Ma questa volta il problema era più strutturale che economico. “All’inizio pensavamo a un hotel da 175 camere. L’ufficio tecnico ci ha però comunicato che per ragioni di sicurezza non saremmo potuti andare oltre le 150 stanze – ha proseguito Kuttig -. Alla fine siamo riusciti ad arriva a circa 160”.

“La sfida – ha aggiunto Lorenzo Chiarugi, fondatore e ceo dello studio International Opera, che ha curato il design dell’hotel – sta oggi nell’ottimizzare l’efficienza di ciascun elemento. Se i margini si riducono, gli spazi di correzione degli errori diventano infatti ancora più stretti. I costi, altrimenti, lievitano troppo”.

Sul fronte operativo, ha concluso quindi Catherine Hilt, “stiamo ripensando un po’ il progetto per far fronte alla crescita dell’inflazione. Quello che però sono convinta ci aiuterà sarà soprattutto la stessa crescita del mercato alberghiero romano. Basti pensare che nella prima metà del 2022 la città ha sperimentato livelli di domanda superiori a quelli del 2019. E all’epoca c’era ancora il problema della variante Omicron. Credo quindi che ci sia spazio per una riconsiderazione generale delle nostre politiche tariffarie“.

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